La situazione finora: la Justice Inc. è stata incaricata di sventare un
complotto che coinvolgerebbe alcune armi atomiche sovietiche “dimenticate” nel piccolo
Stato del Rumekistan ai tempi della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Un misterioso gruppo terroristico noto come Alba Nera
intende servirsene per scatenare il caos ed è necessario impedire loro di
impadronirsene.
Una squadra è stata inviata in Rumekistan per sventare il
complotto, ma ha finito per ritrovarsi in guai grossi… molto grossi.
MARVELIT presenta
EPISODIO 27
di Carlo Monni
(da un’idea e con il prezioso contributo di Valerio Pastore)
STRADE DI FUOCO
1.
Barjinov, Capitale del Rumekistan. Definire la
situazione come critica avrebbe potuto facilmente essere qualificato come
understatement.
La famigerata ladra internazionale, investigatrice
privata ed occasionale supereroina nota come Gatta Nera; il Lupo Bianco, membro
rinnegato della famiglia reale del Wakanda, ed il nemico del terrorismo
chiamato Solo erano presi in mezzo tra una squadra del gruppo terrorista
chiamato Alba Nera che li stava inseguendo ed una di militari del Rumekistan
che non avevano gradito che degli estranei si fossero infiltrati nella sede del
loro Ministero della Difesa. Detto in altri termini: la situazione era molto più
che critica, era mortalmente seria.
Da uno dei bagni del Grand Capital Hotel, l’avventuriera
mutante conosciuta come Domino sospirò poi disse in un laringofono:
-Piano
C.-
Qualche istante dopo si udì il
rumore di una forte esplosione.
Dragonwing, aereo speciale
della Justice Inc. Poche cose avrebbero potuto lasciare senza parole
il mercenario chiacchierone noto come
Deadpool ed una forte esplosione non era certo tra quelle.
-Ah,
il piano C. Cosa c’è di più bello di una bella esplosione nel bel mezzo di una
città? A parte gustarsi un buon margarita su una spiaggia dei Caraibi in
compagnia di due belle ragazze? A pensarci bene, basterebbero le due ragazze.
Io non direi di no ad un rendez-vous con la Gatta Nera. Hai visto che
fondoschiena che ha? Non che anche Domino…-
-Ma
non stai mai zitto?- chiese in tono esasperato l’uomo chiamato Chance.
-Non
mi dirai che ti do fastidio, vero? Il mio eloquio non può essere fastidioso. È
l’espressione più pura della capacità dell’uomo di comunicare con i suoi simili
e…-
Deadpool non finì la frase. Solo
apparve improvvisamente alle sue spalle e lo afferrò per il collo dicendo:
-Vieni.-
Un attimo dopo erano scomparsi entrambi.
-Finalmente
un po' di pace.- commentò Chance.
Un istante dopo si udì un’altra
forte esplosione.
-O
forse no.-
Ministero della Difesa, poco
tempo prima. Solo aveva studiato bene le planimetrie che gli erano
state fornite e sapeva che i condotti sotterranei passavano sotto un corso
d’acqua, un piccolo fiume sostanzialmente, ma non aveva calcolato l’effetto che
la sua carica esplosiva avrebbe avuto su un edificio
così
vecchio.
L’esplosione avrebbe dovuto far saltare solo una parte
del soffitto che invece venne giù tutto e le acque si riversarono con violenza
nel corridoio trascinando con sé qualunque cosa, compresi i membri della
Justice Inc.
-Non
sono affatto sicura che sia stata una buona idea.- riuscì a dire la Gatta Nera
un attimo prima di scomparire inghiottita dalle acque.
Il Lupo Bianco non perse tempo e si
immerse alla ricerca della sua compagna. L’ossigeno all’interno della sua
maschera gli avrebbe permesso di respirare sott’acqua per tutto il tempo
necessario.
K’Winda o Hunter, per dirla in
Inglese, poteva avere molti difetti, ma non avrebbe mai lasciato morire un
membro della sua squadra se avesse potuto evitarlo.
Finalmente la vide, ma era ancora in
tempo?
2.
Grand Capital Hotel. Domino si era già trovata in situazioni difficili ed era
sempre riuscita a cavarsela grazie al suo potere di avere fortuna, ma
funzionava solo per lei o per chi le stava vicino ed in questo momento lei era
sola, i suoi compagni avrebbero dovuto cavarsela con i propri mezzi. Non che
fosse preoccupata per Deadpool ovviamente. Wade era capace di uscire quasi
indenne da un’esplosione nucleare sparando raffiche delle sue stupide battute,
ma gli altri erano un discorso diverso. Soltanto Gambit era, come lei, un
mutante con superpoteri. Gli altri potevano contare solo sulle proprie abilità
naturali e su sofisticati marchingegni, anche se aveva sentito storie sulla
Gatta Nera che…
Non poteva pensarci adesso, aveva
altre priorità.
-Allarme
rosso!- gridò al laringofono -Prepararsi all’evacuazione immediata!-
Non ricevette risposte e già questo
era preoccupante. Doveva trovare Gambit alla svelta. Dovevano lasciare
l’edificio prima che fosse…
Il rumore di una forte esplosione
vicina interruppe il flusso dei suoi pensieri. Subito dopo degli uomini e donne
armati pesantemente che indossavano uniformi nere e caschi integrali che
nascondevano i loro volti irruppero nell’hotel da più direzioni.
Era già troppo tardi.
Sotterranei del Ministero
della Difesa. Il Lupo Bianco non perse tempo e raggiunse la Gatta Nera apparentemente
svenuta. Riuscì ad afferrarla e quindi si diresse rapidamente verso la
superficie. Gli sembrò di impiegarci un’eternità, ma alla fine ci riuscì.
Si guardò intorno. Era all’esterno.
La forza dell’acqua aveva sfondato alcune porte evidentemente. Nuotò fino al
punto asciutto più vicino sempre badando a tenere la testa della Gatta Nera
fuori dall’acqua. Per fortuna la sua preparazione atletica era ancora
eccellente.
Arrivato finalmente all’asciutto si
chinò sulla compagna, si sollevò la maschera e cominciò a praticarle la
rianimazione cardiopolmonare. Non sarebbe morta se lui avesse potuto fare
qualcosa.
Una volta non si sarebbe preoccupato
troppo degli altri, ma la Gatta Nera non era solo una gran bella donna,
era anche una compagna di squadra e
questo era importante per lui, anche se non l’avrebbe mai ammesso facilmente.
Forse, alla fine, non era poi così diverso dal suo fratello adottivo T’Challa
quanto pensava.
Improvvisamente la Gatta Nera
cominciò a tossire. Aprì gli occhi ed abbozzò un sorriso.
-Se
proprio ci tenevi a baciarmi e palparmi le tette, avremmo potuto metterci
d’accordo per un modo migliore.- disse.
-Hai
frequentato troppo l’Uomo Ragno secondo me.- ribatté il Lupo Bianco -Fai
battute pessime come lui.-
Prima che Felicia Hardy potesse replicare, da un angolo
sbucò un gruppo di uomini armati in uniforme nera.
-Altri
guai.- sospirò il Lupo Bianco calandosi la maschera sul viso.
-Nemmeno
il tempo di riprendere fiato… letteralmente.- borbottò la Gatta Nera
rimettendosi in piedi.
Un secondo dopo i loro avversari
cominciarono a sparare.
Solomon Towers,
Manhattan, New York. Prima di essere costretta
su una sedia a rotelle Angela Cleaver era stata un’agente dei servizi segreti
americani, aveva avuto la sua parte di avventure e nonostante tutto non si era
rassegnata ad una vita noiosa.
Adesso che suo figlio Howard era ormai indipendente e
viveva per conto suo, Angela aveva deciso di creare la Justice Inc., la sua
personale versione degli Eroi in Vendita.
In questo momento era in colloquio, via computer, con il
suo ultimo committente, lo stesso per conto del quale aveva inviato la sua più
recente squadra in Asia centrale.
-Sembra che ci siano guai
in Rumekistan.- stava dicendo -Alcuni dei miei operativi non rispondono e per
le strade sembra stia regnando il caos.-
<<Nulla di
particolarmente sorprendente, purtroppo.>> replicò il suo interlocutore.
-Tu te lo aspettavi, non
è vero, Nick? Non negarlo.-
<<Diciamo che non
mi ha sorpreso, ma speravo che i tuoi agenti riuscissero a completare la loro
missione prima che il caos cominciasse. Purtroppo non è andata così, mi
dispiace, ma confido che le loro particolari abilità li aiuteranno a venir
fuori dai guai senza troppi danni.>> ribatté Nick Fury.
Angela poteva solo sperare che avesse ragione.
3.
Barjinov, Capitale del Rumekistan. Per Deadpool trovarsi circondato da gente armata decisa
ad ucciderlo non era certo una novità e lui reagì nel suo solito modo:
-Ehi,
ragazzi… e anche ragazze vedo… non ce l’avrete mica con me, vero? Ma perché
dovreste avercela con me? Non sono mai stato da queste parti e non ho ucciso
nessuno… ancora.-
La sola risposta fu una serie di proiettili
che lo colpirono da ogni lato. Deadpool barcollò ed infine cadde. Rimase
immobile per qualche secondo, poi alzò la testa.
-Non
siete stati molto gentili, sapete?- disse rialzandosi mentre le sue ferite
iniziavano a rimarginarsi -Mi avete anche rovinato un costume nuovo di zecca.
Dovreste sapere che questo significa…GUERRA!-
Scattò con inaspettata velocità
estraendo contemporaneamente le sue pistole. Cominciò a saltare da una parte
all’altra mentre sparava senza mancare un colpo. Alla fine tutti i suoi
avversari erano a terra.
-Ben
vi sta.- commentò. -Credevate che i costumi li
comprassi in un normale negozio? Avete idea di quanto mi costino? Non
rispondete? Siete proprio screanzati, sapete?-
Il rumore di un’esplosione attirò la
sua attenzione.
-Altri
guai, altra gente da uccidere, che bello!-
Cominciò a correre.
Grand Capital Hotel.
Domino si ritrovò di fronte una dozzina di avversari. Il loro abbigliamento li
identificava come membri della famigerata organizzazione terroristica che si
faceva chiamare Alba Nera ed era abbastanza chiaro che erano lì per uccidere.
La mercenaria lasciò cadere la sua copertura olografica ed apparve con il suo
vero aspetto. I suoi antagonisti rimasero sconcertati per qualche secondo, poi
cominciarono a sparare.
Domino era una mutante il cui potere
era la fortuna e solo una fortuna sfacciata avrebbe potuto far sì che nessuno
dei proiettili che le furono sparati contro la colpisse, cosa che
effettivamente accadde.
Gli sgherri di Alba Nera non furono
altrettanto fortunati quando lei cominciò a sparare contro di loro. Ne abbatté
subito tre poi si tuffò in mezzo a loro. Scivolando a terra affondò la lama di
un pugnale nell’ arteria femorale di un quarto. Fece una spettacolare capriola
all’indietro e nel contempo sparò ancora abbattendo altri due avversari.
Deadpool morditi il fegato, pensò con un sorrisetto cattivo mentre sferrava un
calcio alla carotide di un altro avversario.
Non le piaceva uccidere, ma in questa circostanza non
aveva altra scelta e non poteva permettersi scrupoli morali. Suo malgrado
doveva anche ammettere che una parte di lei si stava divertendo.
Improvvisamente qualcosa attraversò l’aria e piombò in
mezzo ai miliziani di Alba Nera causando una piccola esplosione che li sbalzò
lontani.
Il responsabile era qualcuno che Domino conosceva bene:
-Gambit!-
esclamò.
Il mutante cajun lanciò un’altra
carta da gioco caricata della misteriosa energia che costituiva il suo potere.
La carta colpì l’arma di uno dei
miliziani tagliandola in due. Senza perdere tempo Gambit spiccò un salto,
sferrò un calcio ad un altro miliziano ed infine sferrò un pugno all’ultimo
rimasto in piedi.
-Era
ora che arrivassi!- lo apostrofò Domino.
-Scusa
ma chérie.- replicò lui con un sorrisetto insolente -La prossima volta cercherò di
fare di meglio.-
-Attento!-
urlò Domino gettandoglisi addosso e spingendolo a terra.
Un proiettile sibilò contro le loro
teste. A sparare era stato un miliziano che evidentemente non aveva subito la
sorte dei suoi compagni. Mentre cadeva Domino gli sparò colpendolo alla gola.
Gambit sogghignò trovandosi il seno della sua compagna di
squadra a pochi millimetri dal naso.
-Dovremmo
farlo più spesso.-
-Idiota!-
ribatté Domino ridacchiando.
Mentre si rimettevano in piedi, lei
gli chiese:
-Hai
almeno avuto qualche notizia interessante da quel tuo amico?-
-Sì.-
rispose il cajun -Ma non credo che ti piaceranno.-
-Tanto
per cambiare.- sospirò Domino.
Da un’altra parte. Anche
il Lupo Bianco e la Gatta Nera stavano avendo i loro problemi con un’altra
squadra di miliziani di Alba Nera. Questi ultimi avevano cominciato a sparare
contro di loro, ma l’esito non fu quello che si aspettavano.
La speciale tuta del Lupo Bianco,
intessuta con fibre di vibranio, funzionava meglio del kevlar e l’energia
cinetica dei proiettili era assorbita all’impatto, i proiettili caddero al
suolo senza fare danni.
Quelli che avevano presso di mira la
Gatta Nera ebbero delle sgradite sorprese. L’arma di uno si inceppò, il
serbatoio di quella di un altro gli esplose in faccia. Un terzo scivolò sul
pavimento bagnato e piombò in acqua.
-Non
ve lo hanno mai detto che non è salutare incrociare la strada di una Gatta
Nera?- disse Felicia sorridendo.
Senza aspettare altro tempo si
lanciò verso i suoi avversari sfoderando i suoi artigli retraibili. Non erano
minimamente al livello di quelli di Wolverine, ma facevano comunque il loro
lavoro. Uno degli aggressori si ritrovò uno squarcio sull’uniforme all’altezza
del petto. Non ebbe il tempo di lamentarsene perché la Gatta lo stese con un
colpò di taglio al collo, poi saltò e ne stese un altro paio a calci.
Neanche il Lupo Bianco aveva perso
tempo e si era lanciato addosso al resto del gruppo. La sua velocità ed agilità
potevano competere con quella di qualunque Pantera Nera. In pochi minuti anche
i suoi avversari erano sbaragliati.
-Facciamo
un gran bel team noi due, non è vero?- disse la Gatta.
-Così
pare.- rispose il Lupo.
-E
adesso?-
-Dobbiamo
riunirci ai nostri compagni di squadra.-
-E
come li troviamo?-
-Ci
basterà vedere dove ci sono guai. Andiamo.
Il Lupo Bianco si mise a correre e
senza esitazione la Gatta Nera lo seguì.
4.
Barjinov, Capitale del
Rumekistan. Come diceva il suo nome in codice, l’uomo che si faceva
chiamare Solo preferiva agire in solitaria. Angela Cleaver era riuscito a
convincerlo ad unirsi a questa particolare squadra, ma lui non era affatto
sicuro che fosse stata una buona idea.
C’era stato un tempo in cui Solo ancora non esisteva e
lui era semplicemente James Bourne, soldato delle Forze Speciali dell’Esercito
degli Stati Uniti che era stato parte di una squadra d’élite, ma c’erano ottime
ragioni per cui lui preferiva non pensarci, le stesse per cui aveva poi
iniziato una sua personale guerra al terrore. Come sempre faceva quando quei
ricordi si facevano vivi, li scacciò e si concentrò sulla sua missione.
Dopo aver teletrasportato Deadpool
in mezzo ai disordini lo aveva lasciato a fare quello che sapeva fare meglio ed
aveva di nuovo raggiunto i sotterranei del Ministero della Difesa soltanto per
scoprire che erano completamente allagati. Aveva fatto il suo lavoro anche
troppo bene: l’acqua aveva invaso anche i piani immediatamente superiori.
L’unica nota positiva era che non vedeva i cadaveri del Lupo Bianco e della
Gatta Nera. Dovevano essersi salvati.
Si teletrasportò immediatamente ai piani alti. L’edificio
era vuoto, l’energia elettrica era saltata ed i computer erano stati lasciati
incustoditi. Non gli serviva altro. Usando uno speciale dispositivo copiò
rapidamente tutti i dati dei computer. Forse lì c’erano informazioni che
sarebbero stati utili.
Ora poteva tornare ad ammazzare terroristi.
Una località segreta.[1] L’uomo stava riflettendo sulle varie fasi del suo
contorto piano e sugli ultimi e poco graditi sviluppi.
L’interferenza di quel gruppo di
mercenari in costume non era prevista, ma quegli utili idioti di Alba Nera
avrebbero potuto badare a loro almeno quanto bastava perché il piano facesse il
suo corso. Quegli stupidi pensavano di essere ancora al servizio della loro
grande causa e non avevano capito di essere stati manipolati per ben altri
scopi. Utili idioti appunto.
Quello che lo preoccupava era il non sapere
perché quella strana squadra fosse stata messa insieme. Chi poteva sapere di
quella parte del piano? L’intelligence dello S.H.I.E.L.D. era la risposta più
ovvia. Fury si era già servito di agenti indipendenti in passato, era
verosimile che lo facesse anche stavolta, magari attraverso intermediari.
L’uomo si mise al computer e
cominciò a scorrere delle immagini finché un sorriso gli si dipinse sul volto.
Aveva fatto centro. Le riprese satellitari dei giorni precedenti mostravano
Deadpool entrare ed uscire in modo piuttosto movimentato da una delle Solomon
Towers e precisamente da quella dove si trovava la sede di una peculiare
agenzia che forniva i servizi di agenti superumani a istituzioni e privati in
cambio di ragguardevole onorario: la Justice Inc.
Non avrebbe dovuto interferire. Facendolo Angela Cleaver
aveva sostanzialmente firmato il proprio verdetto di morte.
Da un’altra parte ancora.
Un osservatore che non lo avesse conosciuto bene avrebbe potuto credere che
Deadpool si stesse divertendo… e avrebbe avuto ragione.
Il mercenario chiacchierone, un
nomignolo che aveva decisamente un suo perché, stava saltando come un grillo
menando fendenti a destra e a manca con le sue katane.
Ogni tanto veniva colpito, ma si rialzava invariabilmente
senza danni e tornava a darsi da fare come suo solito senza smettere di
parlare.
-Insomma,
gente… siete una vera delusione, sapete? Vi vorreste far passare per la crema
del terrorismo mondiale e non siete nemmeno capaci di uccidere un uomo solo.
Ok, ok… io sono difficile, molto difficile, da uccidere, ma non è questo il
punto. Ho sentito dire che alcuni di voi sarebbero immuni al dolore. E allora?
A che vi serve non sentire dolore se vi tagliano la testa? A farvi morire più
felici?-
-Ma
non stai mai zitto?-
Al suono di quella voce
femminile Deadpool si voltò di scatto e
la lama di una delle sue katane passò a pochi millimetri dal viso della Gatta
Nera.
-Ma
guarda un po'!- esclamò Deadpool -Il lupo cattivo e la gattina. Qual buon
vento…?-
-Accidenti
a te!- lo apostrofò Felicia -Potevi staccarmi il naso .-
-E
sarebbe stato un vero peccato. Hai un così bel nasino. Per non parlare del tuo
sederino e delle tue…sì, sì, lo so: devo stare zitto.-
-Non
potresti sparargli, per favore?- chiese lei al Lupo Bianco.
-Sarebbe
inutile.- replicò lui -E poi, anche se odio ammetterlo, ci serve.-
Si guardò intorno: non c’era più un
terrorista vivo.
-Tutta
opera tua?- gli chiese il Lupo Bianco -L’ultima volta che ho visto un massacro
simile c’era voluto un intero battaglione per compierlo.
-A
che serve un battaglione quando ci sono io?- intervenne Deadpool -Oh sì. È
sempre utile avere con sé uno con un fattore di guarigione all’ennesima potenza
che in confronto quello di Wolverine è robetta. Anche se, odio ammetterlo, quel
bassotto canadese si è fatto quasi tutte le migliori squinzie del pianeta. Ci
sei stata a letto anche tu, gattina, o mi confondo con un’altra continuity?-[2]
-Ripensandoci,
forse gli sparerò lo stesso.- borbottò Hunter.
Proprio in quel momento spuntarono
dal buio un uomo ed una donna che si diressero verso di loro.
-Tranquilli,
ragazzi.- disse l’uomo sorridendo -Siamo amici.-
Erano Gambit e Domino.
-Vedo
che ve la siete cavata bene.- commentò Domino guardandosi intorno.
-Avete
fatto un vero e proprio massacro.- disse Gambit -Non c’era un modo per
risolvere la situazione senza tutti questi morti?-
-Tu
hai il cuore troppo tenero, X-Man.- gli disse Hunter.
-E
pensare che avremmo dovuto tenere un basso profilo.- borbottò Domino.
-Non
si può fare una frittata senza rompere le uova.- commentò il wakandano.
-Beh
è inutile piangere sul latte versato.- ribatté la mutante.
-Tanto
va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.- intervenne Deadpool.
-E
questo che c’entra?-
-Siete
voi che avete cominciato a citare proverbi. Io mi sono adeguato.-
Gli risposero quattro sguardi torvi. Il Lupo Bianco e
Domino accarezzarono le loro fondine. Gambit estrasse una delle sue carte da
gioco.
Deadpool alzò le braccia e disse:
-Ok,
ho capito. Sto zitto, sto zitto… forse.-
-Ormai
qui abbiamo finito.- disse Domino -Torniamo a bordo del Dragonwing e
filiamocela alla svelta da qui.-
5.
Dragonwing, aereo speciale della Justice Inc., ponte di
comando. Il Lupo Bianco alzò gli
occhi dallo schermo del computer di bordo e disse:
-Siamo
stati depistati.-
-Che
intendi dire?- gli chiese Domino.
-Che
quello che cercavamo non era in Rumekistan.-rispose lui -Oh, c’è stato, questo
sì, ma è un bel pezzo che non c’è più. E non è nulla di ciò che pensavamo.-
-Ti
dispiacerebbe spiegarti meglio?- chiese la Gatta Nera.
-All’inizio
pensavamo che Alba Nera intendesse servirsi di alcune testate nucleari andate
perdute all’epoca della dissoluzione dell’URSS, poi l’amico di Gambit ha
parlato di un’arma biologica. Ebbene, non è nessuna delle due.-
-Milos
non mi avrebbe mai mentito.- replicò risolutamente Gambit.
-Ma
può essere stato ingannato dalla rete di disinformazione intessuta dai nostri
avversari.-
-E
quindi cosa sarebbe?- chiese Chance incuriosito,
-Questo
è il bello! Nessuno lo sa davvero. Mi sono permesso di contattare Omoro, il
capo dell’intelligence wakandana e lui mi ha fatto avere delle informazioni
interessanti. Le ho inviate ai vostri cellulari, ma intanto ve ne farò un
riassunto. Tanto per cominciare, l’arma di cui stiamo parlando è stata
inventata diversi anni fa da uno scienziato russo soprannominato Gargoyle-
-Ho
conosciuto un Gargoyle, ma era francese anche se credo che fosse anche lui uno
scienziato.- intervenne la Gatta Nera.
-Non
sono la stessa persona. Il nostro Gargoyle è morto da più di dieci anni e quasi
tutti i suoi segreti sono morti con lui… o almeno è quello che si credeva
finora. In realtà almeno la nostra famigerata arma è ricomparsa. Proprio ieri
in Khamiskan si è tenuta un’asta a cui hanno partecipato i maggiori servizi
segreti del mondo e molte organizzazioni terroristiche.-
-Il
Khamiskan non è quello staterello dell’Europa orientale il cui Presidente è
scampato ad un attentato in cui è rimasto ucciso il Presidente della Carpazia?-[3] chiese
Solo.
-Esattamente.
Ora, se permettete, dovrei continuare. L’oggetto dell’asta era proprio l’arma
che stiamo cercando, ma era un imbroglio. L’organizzatore dell’asta è scappato
con l’arma ed il prezzo pagato per aggiudicarsela. Ora lo S.H.I.E.L.D. è sulle
sue tracce.- [4]
-Brutta
cosa avere lo S.H.I.E.L.D. alle calcagna.- commentò Domino -Sono mastini che
non mollano l’osso finché non l’hanno spolpato.-
-Infatti,
ma la cosa non ci riguarda… almeno per ora. C’è dell’altro ovviamente. La
conferenza di pace presunto obiettivo di Alba Nera non si terrà a Parigi a
partire da domani, ma è già segretamente cominciata a Ginevra, in Svizzera, un
paio di giorni fa sotto la copertura di una conferenza sui problemi dell’Africa
orientale. Proprio mentre noi eravamo impegnati con l’attacco di Alba Nera, uno
dei delegati del Rumekistan è stato ucciso in un bordello di Ginevra da una
killer non identificata che si fingeva una prostituta.-[5]
-Certi
vizi possono uccidere, si sa.-commentò improvvisamente Deadpool -Per quanto, se
proprio dovessero ammazzarmi, quello potrebbe essere un buon modo… ok, sto
zitto.-
-Tutto
questo cosa ha che fare con la nostra faccenda?-
-Onestamente,
non lo so, ma non credo alle coincidenze, non in questi casi.-
-Quindi
ci stai suggerendo di andare in Svizzera?- gli chiese ancora Domino.
-Se
fossi io il team leader è esattamente quello che ordinerei, ma sei tu il capo.-
Domino ci rifletté solo pochi
istanti, poi disse:
-Ishmael…
rotta verso Ginevra.-
Una voce elettronica rispose:
<<Aye, Aye, Ma’am.>>[6]
E non ci fu bisogno di aggiungere
altro.
Dragonwing. Sezione alloggi
privati. Il suo vero nome non lo aveva mai saputo, era un’informazione
che i suoi genitori naturali si erano portati nella tomba. Quanto a lui, era
poco più di un neonato quando il sovrano del Wakanda T’Chaka e le sue guardie
lo avevano ritrovato, unico sopravvissuto, tra i rottami di un aereo
precipitato per motivi ignoti e non poteva ricordarselo.
T’Chaka lo aveva adottato e cresciuto come se fosse stato
il suo vero figlio. Lo aveva chiamato K’Winda, ossia Hunter, Cacciatore, in
lingua wakandana e Hunter era il nome che usava quando viaggiava in incognito
fuori dal Wakanda.
La sua infanzia, anzi tutta la sua vita non era stata
facile. Anche se era un Principe, figlio del Re, era pur sempre un bianco in
una nazione di neri ed in più le regole gli impedivano, in quanto adottivo, di
partecipare ai riti che formavano le future Pantere Nere. Lui si era convinto
di essere discriminato perché bianco. Una situazione ironica per certi versi.
Per compensarlo T’Chaka aveva creato per lui il ruolo del
Lupo Bianco e lo aveva messo a capo degli Hatut Zeraze, la polizia segreta del
Wakanda che però suo fratello T’Challa aveva sciolto quando era diventato la
Pantera Nera. Hunter si era reinventato come mercenario internazionale, ma
questo non aveva placato la sua inquietudine.
In quello stesso momento il Wakanda era sotto attacco da
parte del famigerato Dottor Crocodile[7] e lui
avrebbe voluto essere al fianco della sua famiglia, ma non poteva.
Un discreto bussare interruppe il flusso dei suoi
pensieri. Andò ad aprire la porta e si trovò di fronte la Gatta Nera.
-Posso
entrare?- chiese lei sorridendo.
-Certamente.-
replicò lui ricambiando il sorriso -A cosa debbo l’onore di questa visita?-
-Volevo…
volevo ringraziarti per avermi salvato la vita in Rumekistan. In tutta quella
confusione non l’ho fatto come avresti meritato.-
-Va
bene lo stesso.-
-Ma
non per me. Mi eri stato descritto come spietato e privo di sentimenti, ma ora
non credo che sia vero, non del tutto almeno.-
-Non
è nel mio stile abbandonare un compagno di squadra, tutto qui.-
-Davvero?
O forse quello del cinico amorale è uno scudo che ti sei costruito intorno a te
per evitare di essere ferito nei tuoi sentimenti. L’ho fatto anch’io e forse lo
faccio ancora, ma non basta.-
-Felicia…-
-Hai
ragione , sai? Non ha a che fare con te, ma con me. ho visto la morte in faccia
per l’ennesima volta e non voglio stare sola stanotte se posso evitarlo. Per
quelli come noi è la sola consolazione spesso.-
Non aggiunse altro e lo baciò. Un
solo attimo di esitazione e Hunter ricambiò il bacio e la strinse a sé.
Manhattan,
New York City. La
donna si fermò di fronte alle due Salomon Towers. Non erano così imponenti come
le vecchie Torri Gemelle del World Trade Center, ma facevano comunque la loro
figura, pensò.
I dispositivi di sicurezza della
Torre Sud erano discreti, ma molto efficienti. Non aveva molta importanza per
lei perché non aveva alcuna intenzione di entrarvi. Entrò invece nella Torre
Nord, si sottopose ad un rapido controllo poi prese un ascensore che la portò
al decimo piano e qui entrò in un ufficio che risultò essere vuoto.
Si chiuse la porta alle spalle e posò su una scrivania la
valigetta che portava con sé, la aprì e ne estrasse vari pezzi apparentemente
di plastica che ricompose rapidamente in un fucile da cecchino di ultima
generazione con mirino telescopico composto da polimeri che potevano evadere i
normali controlli. Lo armò e si posizionò ad una certa finestra.
Le informazioni erano corrette: era in linea con
l’ufficio di Angela Cleaver. La finestra dello studio aveva sicuramente una
qualche forma di blindatura capace di resistere alle armi tradizionali e
probabilmente a quasi tutte quelle non tradizionali, ma non sarebbe servita a
nulla contro i suoi proiettili speciali.
Angela Cleaver sarebbe morta quella mattina.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Bentornati a bordo. Il pilota può
essere cambiato, ma confidiamo che gradirete comunque il viaggio. Cominciamo,
quindi.
1) Per questo e per i prossimi due episodi prendo il timone
della serie dalle abili mani di Valerio Pastore che ha comunque contribuito con
i suoi consigli allo sviluppo della trama.
2) Trama che scorre parallela e si riallaccia in qualche
modo a quelle attualmente in corso su Lethal
Honey e Nick Fury. Si
incroceranno? E se sì, come? Lo scoprirete solo leggendo. -_^
3) Il Gargoyle citato nella storia non è Pierre Paul Duval e
nemmeno Isaac Christians, ma Yuri Topolov, nientemeno che il primo avversario
di Hulk, creato da Stan Lee & Jack Kirby ed apparso su Hulk #1 datato maggio 1962.
Nel prossimo episodio: Angela Cleaver in pericolo a New
York ed altri guai per la nostra simpatica (??) banda di eroi.
Carlo